Babyboomers, Millennials, Generazione z, y … Chi più ne ha, più ne metta. Negli ultimi anni il gergo del marketing ne ha veramente studiata una più del diavolo per denominare le maxi categorie umane entro cui definire l’appartenenza del proprio target.
Nel caso non li conosceste o non ne aveste mai sentito parlare, eccovi un breve excursus su chi siano e sul perché vengano così definiti.
Quelli dell’esplosione demografica. Appartengono a un’era ottimista, ambiziosa; vivono del boom economico di quegli anni e nel loro “sogno” non c’è di fatto posto per la dura verità economico-lavorativa degli anni a venire.
Coloro che nei manuali di marketing vengono sempre bistrattati e considerati quelli del “senza”. Senza futuro, senza ambizione, sulla generazione X ne sono state dette davvero tante, quel che è certo però è che gli appartenenti a questa categoria vivano senza le certezze di cui avevano goduto i propri genitori.
La X sarà pure una generazione “perduta”, fatto sta che ha figliato e il risultato e nientepopodimeno che la generazione più amata, ricercata, voluta e menzionata da tutte le strategie marketing dell’universo: i Millennials. Impazienti, svegli, smart e iperconnessi h24. Lo smartphone è una loro estensione corporea e sono presi di mira da qualunque entità voglia vendere qualcosa a qualcuno.
Se vi dicessimo cioè che esiste una categoria ulteriore che raggruppa consumatori di età anche molto differenti tra loro?
Si chiama generazione C così definita perché, caratteristica comune a tutti i suoi appartenenti, è proprio la iper connessione cui si auto espongono ogni giorno.
Altra caratteristica pregnante dei “C” è la mancanza di caratteristiche socio-demografiche distintive. Qualcuno definisce l’appartenenza alla C come a uno stile di vita vero e proprio. C come connection, content, community e creation: parole chiave nell’esistenza di ognuna di queste persone.
La C-people vive sui media digitali, detta nuovi trend e partecipa attivamente al dialogo online ma non è definita da un’anagrafica o una geolocalizzazione.
Eterogenei e volatili i tipi C sembrano essere impossibili da raggiungere e riconoscere. A questo proposito, però, pare che siano accumunati da alcuno tratti distintivi. Vediamoli insieme ne “L’identikit del tipo C”.
Per attirare la loro attenzione è necessario includere nella propria strategia degli espedienti che stimolino la creazione di UGC (user generated content).
Vogliono appartenere a una community online. Per quanto potranno dire di sentirsene arcistufi agli appartenenti alla generazione C piace appartenere. Moltissimi di loro sono proprio li tra le community di persone che condividono i loro interessi.
Sono stimolati e partecipano attivamente alla conversazione e al confronto su qualsiasi argomento li interessi.
La generazione C è, quindi, ovunque. Non solo, dal momento che tutti possono appartenerci, non è da considerare limitante l’idea di fossilizzarsi unicamente sulla conquista dei Millennials?
Cosa ne pensate, lo trovereste rischioso alla luce di quanto detto?
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